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La situazione degli incentivi in Italia
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nel corso di un’intervista, ha dichiarato che in Italia esistono circa 2.000 diversi incentivi, di cui 230 circa nazionali e oltre 1700 promossi delle Regioni.
Una situazione molto complessa, a cui si aggiunge un’enorme difficoltà da parte delle imprese, nell’identificare nella giungla di misure, le migliori agevolazioni adatte alla propria attività a cui possono realmente accedere.
La Riforma degli incentivi: gli obiettivi
È proprio per questo motivo che, nel corso della seduta del Consiglio dei Ministri del 23 febbraio 2023, il Governo ha approvato il disegno di legge di riforma degli incentivi.
La Riforma si pone due obiettivi principali. Il primo è razionalizzare gli strumenti agevolativi, individuando un insieme definito, limitato e ordinato di misure.
Il riassetto dovrà portare anche alla certezza dell’orizzonte temporale dell’incentivazione e ad evitare una sovrapposizione tra gli interventi e la frammentazione del sostegno pubblico.
Il secondo obiettivo è armonizzare la disciplina di carattere generale in materia di incentivi. Il processo dovrà portare al varo di un “Codice degli incentivi”, che dovrà ridefinire i principi comuni che regolano i procedimenti amministrativi concernenti le misure agevolative.
Ricognizione e sistematizzazione degli incentivi
Si comincerà quindi con il “riordinare” e sistematizzare gli strumenti agevolativi esistenti, in base a criteri che tengano conto degli ambiti o delle finalità dell’agevolazione, come il sostegno agli investimenti, alla ricerca e allo sviluppo, alla formazione, all’innovazione, nonché la facilitazione nell’accesso al credito delle imprese, il rafforzamento patrimoniale delle stesse o altri ambiti e finalità del sostegno.
Nel processo di razionalizzazione, in particolare, il Governo dovrà tenere conto:
- delle diverse fasi del ciclo di vita delle imprese: una startup, ad esempio, avrà esigenze differenti rispetto ad un’impresa
- del livello di complessità e alla dimensione dei progetti da agevolare: valutando accuratamente se i programmi di spesa proposti o effettuati dai soggetti beneficiari abbiano bisogno o meno di essere sottoposti a valutazioni istruttorie di carattere tecnico, economico e finanziario;
- degli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale e all’esigenza di sostenere uno sviluppo economico armonico ed equilibrato della Nazione, con particolare riferimento alle politiche di incentivazione della base produttiva del Mezzogiorno e delle aree interne così come individuate dall’Accordo di partenariato tra Italia e Commissione europea relativo al ciclo di programmazione 2021-2027;
- della capacità di coprire ambiti strategici dello sviluppo economico: ad esempio l’efficientamento energetico e la transizione ecologica, la transizione digitale e l’innovazione tecnologica, la valorizzazione delle produzioni nazionali e del made in Italy o delle specificità territoriali, l’attrazione di investimenti esteri, il sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile;
- delle forme dell’incentivazione: contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati, garanzie del credito, ecc..
Organizzazione dell'offerta di incentivi
Il riassetto degli incentivi, come abbiamo già specificato, dovrà evitare la sovrapposizione tra gli interventi e la frammentazione del sostegno pubblico.
A tal scopo, tra gli strumenti agevolativi esistenti saranno selezionati quelli più idonei a ricoprire il ruolo di regimi tipo e ad attrarre interventi sia già esistenti che futuri e potenziali.
Un aspetto importante da evidenziare è che terranno conto anche dei risultati di attuazione e del gradimento riscontrato presso il sistema delle imprese, nonché, ove disponibili, delle valutazioni di impatto degli strumenti di incentivazione.
Programmazione delle agevolazioni
Il processo di revisione dovrà portare infine ad una pluriennalità e certezza dell’orizzonte temporale dell’incentivazione.
Ciascuna amministrazione competente dovrà programmare le misure agevolative per un periodo temporale congruo, in modo da assicurare un sostegno tendenzialmente stabile, continuativo e pluriennale.
L’unica eccezione saranno le eventuali esigenze degli interventi di carattere emergenziale.
Negli atti programmatici, per il periodo di riferimento, dovranno essere stabiliti:
– gli obiettivi strategici di sviluppo;
– le tipologie di interventi da adottare, in relazione agli obiettivi strategici;
– il cronoprogramma di massima di attuazione;
– il quadro finanziario delle risorse e dei fabbisogni di stanziamento.
Durante la programmazione, dovranno essere evitate ovviamente le duplicazioni e sovrapposizioni tra soggetti che gestiscono politiche pubbliche di incentivazione.
Il Codice degli Incentivi: cos'è e cosa prevede
La riforma dovrà anche armonizzare la disciplina di carattere generale in materia di incentivi alle imprese, coordinandola in un testo normativo principale, chiamato “codice degli incentivi”.
Il codice dovrà individuare i contenuti minimi dei bandi, inclusi i motivi di esclusione generale delle imprese richiedenti, i profili procedurali per l’accesso e il mantenimento delle agevolazioni e l’individuazione degli oneri a carico delle imprese beneficiarie, la disciplina del cumulo degli incentivi nel rispetto dei massimali fissati dalle normative europee.
Tutta questa serie di interventi porterà quindi:
– alla riduzione e alla semplificazione degli oneri amministrativi a carico delle imprese beneficiarie;
– al contenimento, da parte dei soggetti competenti, dei tempi delle attività istruttorie;
– all’aggiornamento dei criteri per la stipula delle convenzioni con soggetti esterni alle amministrazioni titolari degli interventi, per lo svolgimento di attività inerenti all’attuazione degli interventi di agevolazione alle imprese, prevedendo la misura massima di copertura dei relativi oneri a valere sugli stanziamenti dei medesimi interventi;
– all’armonizzazione e semplificazione delle procedure in materia di controlli nei confronti delle imprese beneficiarie;
– alla declinazione dei poteri di autotutela del soggetto competente adeguati al nuovo contesto normativo di riferimento;
– alla valorizzazione dell’uso degli strumenti digitali, anche attraverso la messa a punto di piattaforme comuni
Entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore dell’ultimo dei decreti legislativi, il Governo potrà emanare decreti correttivi e integrativi.
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