Il Ministero dello Sviluppo Economico, ha svolto, nel mese di maggio 2015, un’indagine sulle “PMI eccellenti”, con la finalità di indagare su questa tipologia di imprese, per evidenziarne i principali fattori di forza e di debolezza e suggerire alcuni interventi normativi al policy maker.
L’indagine del Mise sulle PMI eccellenti è stata svolta in una fase congiunturale estremamente interessante e che ha visto il nostro Paese è uscire ufficialmente dalla recessione. L’Italia, inoltre, è stata protagonista di un intenso processo di ristrutturazione del mercato nazionale che ha portato ad un forte ampliamento del gap già esistente, tra le imprese cosiddette perdenti e relegate ad operare esclusivamente sul mercato locale ed imprese vincenti, ovvero realtà proiettate verso mercati internazionali ed impegnate in articolate strategie di innovazione.
L’indagine del MiSE si è rivolta solamente verso queste ultime, considerate come imprese dotate di «marcia in più» rispetto alle altre.
Ma come si definisce una PMI “eccellente”?
Secondo l’indagine del Mise sulle PMI eccellenti è necessario soddisfare almeno due dei seguenti :
- aver realizzato nel triennio 2012-2014 spese in Ricerca & Sviluppo
- avere un discreto livello di managerialità (presenza di almeno tre manager/quadri)
- aver realizzato nel 2014 o programmato per il 2015 investimenti innovativi.
I principali risultati dell’indagine
Quello che emerge dall’indagine è il forte impegno della maggioranza del campione intervistato sul fronte degli investimenti, prevalentemente di carattere innovativo: questo dato è particolarmente rilevante dati i diversi anni di “sciopero degli investimenti”. Infatti poco più dell’80% delle imprese ha indicato di aver realizzato investimenti nel 2014 e di aver intenzione di realizzarli nel 2015.
L’autofinanziamento, forma prediletta dal 65,5% delle imprese, ed un elevato indebitamento bancario – soprattutto di medio/lungo periodo – sono le modalità di finanziamento degli investimenti più utilizzati dalle PMI eccellenti.
Solo la minima parte delle imprese fa ricorso agli strumenti di finanza innovativa (ad esempio, mini bond) e di agevolazioni pubbliche.
A conferma di questo, solo il 42% del campione segnala di conoscere la direttiva comunitaria sull’attuazione dello Small Business Act, e in media oltre la metà (53%) non ha mai sentito parlare delle recenti misure del Governo (Aiuto alla Crescita Economica, Mini bond, Contratti di rete, agevolazioni su brevetti e marchi). Due terzi, invece, riferiscono di conoscere altre agevolazioni pubbliche, come Sabatini bis, credito di imposta e incentivi per assumere personale altamente qualificato.
Solo l’11% delle PMI eccellenti ha fatto ricorso ad agevolazioni pubbliche (soprattutto da enti locali e regionali, molto meno dal Governo centrale), e in media dichiarano di aver riscontrato effetti positivi, anche se con intensità diverse, sulle principali variabili aziendali (in particolare su fatturato e investimenti).
…e per il futuro?
Come anticipato, l’indagine del MiSE, aveva come obiettivo quello di suggerire alcuni interventi di policy, tra cui ha evidenziato:
- La poca conoscenza delle misure agevolative a livello territoriale. È necessario che le Amministrazioni locali diffondano le informazioni necessarie alle imprese per favorire l’accesso al credito. Un secondo punto rilevante è la scarsa attenzione alla digitalizzazione delle PMI eccellenti, soprattutto riguardo all’utilizzo dei dati aziendali.
- La maggior parte delle PMI (circa l’80%), probabilmente a causa dell’alto contenuto tecnologico ed innovativo della loro attività, operano in autonomia. Bisognerebbe quindi implementare gli strumenti di cooperazione, come ad esempio il contratto di rete, per favorire la sinergia tra le imprese.
- Nonostante la recente misura del Patent Box, che rende fiscalmente esenti una parte dei redditi derivanti dalla realizzazione di brevetti e marchi, la quota di imprese eccellenti che, nel triennio 2012-2014, ha realizzato investimenti in questo ambito, rimane sempre molto modesta.
- Infine si sono evidenziati i due problemi più comuni delle PMI italiane, l’elevata età degli imprenditori, per la quale appare sempre più necessario affrontare il problema del ricambio generazionale, e la diversità di performance tra la piccola e la media impresa eccellente. Queste ultime infatti mostrano dei risultati, sia in termini congiunturali che di strategie, migliori rispetto alle piccole imprese. E’ quindi necessario implementare delle misure in grado di aumentare la dimensione media delle imprese italiane.
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