Il nuovo modello di rating del Fondo di Garanzia PMI
Attivo da 17 anni e con oltre 658 mila operazioni accolte al 31/03/2017, il Fondo Centrale di Garanzia PMI è la più nota e longeva agevolazione nazionale utilizzata in Italia negli ultimi anni.
Dopo una lunga discussione, il Fondo di Garanzia PMI è stato oggetto di un processo di riforma che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2018.
Vediamo insieme quali sono le principali novità.
La riforma del Fondo di Garanzia PMI
Il cuore della riforma è l’introduzione di un sistema di rating che incasella le imprese all’interno di classi di rischio diversificate. Perciò si prevedono riflessi importanti sulla percentuale di garanzia concessa dal fondo stesso.
L’obiettivo della riforma del Fondo è quella di consentire al maggior numero di imprese di fruire della garanzia pubblica, supportando maggiormente proprio le imprese con un livello di rischio superiore.
Sono queste imprese, infatti, che incontrano maggiori difficoltà dal punto di vista bancario.
Il nuovo modello di rating è utilizzato al momento, in via sperimentale, per le sole operazioni di garanzia sui finanziamenti Sabatini-ter.
A partire dal 2018, il modello di valutazione verrà utilizzato per valutare tutte le richieste da parte di imprese con almeno due esercizi contabili chiusi.
Le novità nel modello di rating del Fondo di Garanzia PMI
Se leggere le disposizioni operative non ti entusiasma, di seguito trovi una breve sintesi delle maggiori novità:
- Introduzione di classi di rischio: la garanzia pubblica viene differenziata in funzione del profilo di rischio dell’impresa. Ad ogni impresa, con almeno due bilanci depositati, sarà attribuita una una probabilità di inadempimento e assegnata una classe di valutazione ben determinata.
- Il modello di valutazione utilizzato per determinare la probabilità di default e la relativa classe di valutazione è strutturato in due moduli, più un blocco informativo:
- modulo economico – finanziario: fornisce una misura predittiva del profilo di rischio patrimoniale, economico e finanziario.
- Modulo andamentale: fornisce una misura predittiva del profilo di rischio di credito. Infatti, approfondisce la dinamica dei rapporti intrattenuti con le istituzioni finanziarie a livello di sistema bancario. Nei dati presi in considerazione dal modulo andamentale rientrano i dati forniti dalla Centrale dei Rischi e dai vari Credit Bureau o SIC. Qualche esempio? Rate scadute, sconfinamenti e analisi del rapporto tra accordato e utilizzato.
- Blocco informativo: valuta la presenza di atti ed eventi pregiudizievoli a carico dell’impresa e dei soci come, ad esempio, ipoteca giudiziale o pignoramento, ipoteca legale, etc.
A differenza dell’attuale sistema basato su un modello di scoring economico-finanziario, con la riforma, la valutazione del merito di credito dell’impresa, e dunque della probabilità di default, diventa il risultato dell’analisi dei dati dei due moduli e del blocco informativo.
In base alla probabilità di inadempimento, o probabilità di default (PD) stimata, ogni impresa viene classificata in una delle 12 classi di valutazione, che a loro volta sono raggruppate all’interno di una delle 5 macro fasce di valutazione.
Quali sono le caratteristiche delle imprese che appartengono alle 5 fasce di valutazione?
Prima fascia – Sicurezza: raggruppa le imprese con una probabilità di inadempimento fino allo 0.12%, ovvero con un rischio di credito estremamente ridotto.
Seconda fascia – Solvibilità: raggruppa le imprese con una probabilità di inadempimento fino all’ 1.02% e riguarda le aziende con un rischio di credito contenuto.
Terza fascia – Vulnerabilità: raggruppa le imprese con una probabilità di inadempimento fino al 3.62% e riguarda le aziende con un rischio di credito accettabile.
Quarta fascia – Pericolosità: raggruppa le imprese con elementi di fragilità ed una probabilità di inadempimento fino al 9,43%.
Quinta fascia – Rischiosità: raggruppa le imprese con una probabilità di inadempimento superiore al 9.43% e con un rischio di credito estremamente elevato.
La riforma, quindi, intende collegare la percentuale di copertura concessa dal Fondo di Garanzia PMI, non solo con la durata e la tipologia di operazione, ma soprattutto con la rischiosità dell’impresa. L’obiettivo finale è quello di sostenere con la garanzia pubblica le imprese giudicate più a rischio.
Un intento lodevole, che mira ad ampliare la platea di imprese potenzialmente interessate a beneficiare della garanzia, e a sostenerle nel difficile percorso dell’accesso al credito bancario.
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